Alba Adriatica, si sa è sinonimo di una lunga spiaggia di sabbia finissima che dolcemente degrada in un mare pulito, tutti gli anni insignito dalla bandiera blu. Forse non tutti sanno però che anche l’immediato entroterra offre tante opportunità per un turismo culturale ed enogastronomico. Alle spalle della cittadina balneare e delle sue sorelle costiere infatti si apre l’ampia vallata del Vibrata dove, disseminati in un paesaggio di dolci colline verdi, svettano una manciata di piccoli centri ricchi di fascino. Se vi state chiedendo cosa c’è da vedere e cosa fare ad Alba Adriatica e dintorni in alternativa alla spiaggia e alle gite in bicicletta sulla pista ciclabile, siete nel posto giusto, ecco i nostri consigli.
Ancarano, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Nereto, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Torano Nuovo, finanche alla storica Civitella del Tronto: queste sono le coordinate necessarie per avventurarsi alla scoperta di un mondo operoso dedito soprattutto ad un’agricoltura di qualità e oggigiorno fortemente vocato ad un turismo culturale.
Nereto, a soli 10 chilometri dalla costa, con i suoi antichissimi natali risalenti addirittura al neolitico, è un po’ il paradigma della piccolo borgo incantato. Piazza Cavour e Chiesa Maria SS. del Suffragio, poi una visita alla Chiesa di San Martino (patrono della città) più volte rimaneggiata, ma datata del XII secolo e tra l’altro recentemente restaurata… questo è il breviario minimo per una gita che celi il vero scopo della gita: la capra alla neretese.
Se volessimo descrivere in due parole questo piatto tipico anche degli altri comuni della zona, che per millenni praticarono anche la pastorizia, potremmo dire semplicemente che si tratta di uno stufato di capra… ma che stufato! Servito con pomodoro e peperoni fritti o arrosto, resta impresso molto a lungo nella memoria di quanti hanno la fortuna di assaggiarlo. Mettetelo nelle cose da fare ad Alba Adriatica e dintorni anzi nella lunga lista delle cose da gustare in Abruzzo.
Controguerra e Torano Nuovo piccoli centri diventati ambasciatori mondiali del buon vino abruzzese D.O.C.: il rosso Montepulciano, il bianco Trebbiano ed infine l’abruzzesissimo Cerasuolo. Tutti gli anni, nella settimana di ferragosto, per le vie di Torano, meglio conosciuta come “Città del gusto”, il vino e i salumi tipici sono i protagonisti della tradizionale “Sagra del vino, della salsiccia, dei “maccheroni” e del formaggio pecorino” che, ad ogni edizione, richiama qualcosa come 70.000 visitatori… una vera e propria invasione alla ricerca dei sapori e della genuinità di una volta.
Poco più avanti, a soli 16 chilometri dal mare, Sant’Omero è tutta da scoprire: le cisterne romane e la chiesa di Santa Maria a Vico “l’unico monumento d’Abruzzo anteriore al Mille, giunto a noi quasi completo”, sono solo due dei tanti motivi d’interesse di questa piccola città. Ma Sant’Omero può vantare una lunga tradizione legata all’importazione e alla commercializzazione del baccalà che qui si sposa in tavola con i sapori del territorio: Baccalà con pomodorini, cipolla, rucola, parmigiano, Linguine con sugo di baccalà, Baccalà con peperoni secchi… questi e tanti altri piatti sono la base dell’annuale sagra che va in scena ogni anni a metà luglio, giunta oramai alla 37^ edizione.
Da Sant’Egidio alla Vibrata, per raggiungere Civitella del Tronto, in cima alla valle, il passo è breve. La piccola località nel cuore del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga appare come un nido d’aquila aggrappato tutt’intorno ad una rupe e sovrastato dalla storica Fortezza borbonica, “la più grande d’Europa coi suoi 25mila metri quadrati”, vivo il ricordo del Regno delle Due Sicilie. La grande struttura militare spalleggiata dei Monti Gemelli è come un libro aperto visitato ogni anno da migliaia di turisti e sede privilegiata di un gran numero di attività nel corso dell’intero anno. All’interno si può visitare anche il Museo delle Armi e i bambini possono partecipare ai numerosi laboratori e visite Wild che si svolgono alla Fortezza durante tutto l’anno.
Per lunghi secoli ha controllato il confine con lo Stato Pontificio rappresentato dalla vallata del Tronto a nord ed è stato tra l’altro “l’ultimo lembo borbonico a cadere in mano piemontese, il 20 marzo 1861, tre giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia”.
Ai piedi della guarnigione, l’incasato ottimamente conservato, è famoso anche per il suo belvedere che dalla centrale Piazza Franciscus Filippi Pepe, spazia ad est fino al mare. Impensabile lasciare Civitella senza aver assaggiato il Timballo Teramana o la chitarra con le pallottine anche se i bongustai, fanno la fila per gustare il rarissimo Timballo di zite di Ferdinando II di Borbone… Meditate gente, meditate…